Diego Nargiso

Sinner contro Alcaraz, chi è più forte: l’analisi tra i due teenager del tennis mondiale, colpo per colpo, ai raggi X

L’analisi di Diego Nargiso al Corriere della Sera

di Gaia Piccardi

Divisi da un anno e nove mesi e appena nove posizioni in classifica, Jannik e Carlos si sono affrontati una sola volta ma rischiano di trovarsi contro ancora negli Usa, tra Indian Wells e Miami. L’ex Diego Nargiso ci accompagna nella ricognizione di punti di forza e debolezze

627 giorni (e 9 posizioni) di differenza

Divisi da 627 giorni e nove posizioni nella classifica Atp, Jannik Sinner Carlos Alcaraz sono i due teenager ruggenti del tennis mondiale. Jannik, numero 10, è il più giovane dei top 10; Carlos, numero 19, è il più verde dei top 20. Benché finora si siano affrontati in match ufficiali una sola volta — l’anno scorso al Master 1000 di Parigi Bercy, quindi sul veloce indoor, con vittoria in due set (7-6, 7-5) del fenomeno di Murcia —, non è difficile pronosticare che la loro sarà la rivalità del futuro. Jannik, fin qui, ha vinto 5 titoli in carriera (tutti sul cemento), Carlos «solo» due (sulla terra rossa, il suo habitat naturale). Entrambi sono stati re di Next Gen, il torneo che annuncia i campioni del domani, Sinner si è spinto due volte (Roland Garros 2020 e Australian Open 2022) nei quarti di uno Slam, Alcaraz ha rotto il ghiaccio l’anno scorso all’Open Usa (quarti), ma l’altoatesino non dimentica che il rivale, già molto maturo per la sua età, viaggia con due anni di anticipo (rispetto a lui) sulla tabella di marcia.
C’è il sospetto che sia stata proprio la sconfitta di Parigi con Alcaraz ad accelerare in Sinner la volontà di un cambio di coach, da Riccardo Piatti a Simone Vagnozzi, e ad accendergli in testa la lampadina del super coach, essendo lo spagnolo allenato da Carlos Ferrero, ex numero uno del ranking, signore sulla terra di Parigi nel 2003.
Nella ricognizione dei colpi dei due ragazzi terribili del tennis il nostro cicerone è Diego Nargiso, napoletano, 51 anni, ex n.67 della classifica (correva il 1988) e Davisman, oggi coach e commentatore tecnico per Supertennis, il canale monotematico della Fit.

Il dritto (meglio Alcaraz)

Diciamolo subito, senza giri di parole: il dritto di Alcaraz, oggi, è migliore di quello di Sinner. «Tra Carlos e Jannik, per quanto riguarda questo colpo, c’è la differenza che corre tra un giocatore brevilineo con una esplosività importante e uno longilineo con leve lunghe e affilate» spiega Nargiso.
Sinner fa della fluidità la sua caratteristica: «Ma il dritto di Jannik viene da una storia più complicata rispetto al dritto di Alcaraz, all’inizio era il fondamentale meno forte tra i due, un colpo che l’altoatesino ha molto migliorato negli ultimi tre anni. Oggi, soprattutto con il dritto in diagonale (meno in lungolinea) Jannik riesce a fare male all’avversario, nell’inside-out (dritto anomalo) colpisce ancora un po’ lontano e dal centro fa fatica a generare angoli». Meglio l’erede di Nadal, insomma, pur non dotato dello stesso gancio mancino dell’uomo dei 21 titoli Slam: «Il dritto di Carlos è esplosivo e imprevedibile, difficile da leggere, fa male da qualsiasi parte del campo lo tiri, sia incrociato che lungolinea. Insomma, nell’arsenale di armi di Alcaraz è un colpo risolutorio, spesso definitivo».

Il rovescio (meglio Sinner)

Il rovescio è il colpo più forte e solido di Jannik Sinner. Un colpo naturale, non costruito, in grado di generare angoli grazie alla flessibilità del polso e al posizionamento delle gambe. «Il rovescio in diagonale di Jannik dimostra una sicurezza micidiale — conferma Nargiso —, da lì non lo sposti: ha appoggi sicuri, davvero in pochi riescono a scalfirlo sul lato sinistro. Il rovescio è un colpo devastante, con cui costruisce il gioco e induce all’errore l’avversario». Anche Alcaraz ha un buon rovescio, ma non all’altezza del suo dritto: «È un colpo che utilizza di meno, preferendo il dritto a sventaglio. È un colpo lineare, con cui riesce a tenere lo scambio e quando sceglie il lungolinea, è più un arma di preparazione che risolutiva».
Nel bagaglio di un top player, non può mancare il rovescio in back. E qui le parti si invertono: «Alcaraz il rovescio in back ce l’ha già in dotazione, è un colpo acquisito; per Jannik, invece, è ancora in embrione. Non lo utilizza quasi mai, invece può essere utile: per cambiare ritmo al palleggio, abbassare la traiettoria della palla, costruire lo scambio». Impossibile farne a meno: «Non c’è dubbio, Jannik deve assolutamente dotarsene ma sono sicuro che con Vagnozzi ci starà lavorando».

Il servizio (meglio Alcaraz)

Anche nel colpo di inizio gioco, Alcazar e Sinner sono molto diversi. «Carlos è già pronto, adulto. Entrambi fanno viaggiare la palla sopra i 200 km all’ora però Carlos ha già tutti gli angoli del servizio acquisiti, dalla botta al centro allo slice con palla ad uscire. Nel momento importante, insomma, il servizio può toglierlo dai guai o regalargli punti». Sinner invece? «Jannik ha ondeggiato tra foot up e foot back, le due posizioni dei piedi alla partenza del movimento del servizio, assestandosi (per ora) sulla seconda. Con Piatti ha lavorato moltissimo su questo colpo fondamentale, però lo vedo ancora acerbo: lo slice da destra, per esempio, non curva abbastanza; quindi non fa male. Alcaraz usa meglio il polso, Sinner sul 40-40 deve imparare ad aprirsi il campo con un bel servizio tagliato e piazzato. Insomma, c’è da lavorare…».

La risposta (meglio Sinner)

Sinner è un cantiere aperto anche in questo aspetto del gioco. «Alterna risposte da lontano e da più vicino, in certi momenti si è accorto che paga di più fare un passo indietro e far rimbalzare la palla. Nella risposta, però, lo vedo migliore di Alcaraz perché Jannik non ha nessun tipo di debolezza, né da destra né da sinistra. Lo spagnolo invece fa più fatica, soprattutto sul veloce: ha aperture più ampie, si deve allontanare un po’ di più». Migliorabili entrambi, insomma, ma qui Sinner parte un passo avanti.

Il gioco di volo (meglio Alcaraz)

Il gioco di volo, con la corsa in avanti e la chiusura dello scambio a rete, è una delicata alchimia tra tecnica e tattica, con l’aggiunta di una buona dose di coordinamento ed equilibrio. «La fase di transizione in avanti, per Alcaraz è totalmente acquisita. Attraverso lo strumento della palla corta, Carlos cambia spesso la giocata, diventando imprevedibile. Attacca la rete bene, sa gestirla, mette a segno volée quasi perfette». Sinner, anche qui, è migliorabile: «L’attacco con il dritto gli riesce bene, è bravo a trovare tutti gli angoli. Fatica invece ad attaccare con il rovescio in lungolinea e nei colpi al volo sta crescendo: la posizione a rete va migliorata, a volte Jannik lascia angoli troppo aperti, esponendosi al passante. E sulle volée basse o che richiedono maggiore sensibilità, deve ancora lavorare molto con Vagnozzi».

Valutazione e prospettive (meglio Sinner)

Il fatto che Alcaraz sia un tennista già formato a dispetto della più giovane età, depone a favore di Sinner: a 20 anni ha davanti a sé maggiori margini di miglioramento. «Sinner lo vedo potenzialmente più forte di Alcaraz — spiega Nargiso —, se riuscisse a completarsi diventerebbe devastante. Jannik ha più margini di Carlos, che è già un giocatore. Si ritroveranno insieme nei top 10, non c’è dubbio: se la loro rivalità diventasse un classico, farebbe bene al tennis». Sentendosi braccato da Alcaraz, Sinner ha accelerato il cambio di coach? Secondo Nargiso, no: «Passare da Piatti a Vagnozzi non è stato un gesto né affrettato né impulsivo, dettato dal sentire il fiato sul collo dello spagnolo. Jannik è un riflessivo, la scelta è stata molto ponderata. Se poi si rivelerà anche vincente ce lo dirà il tempo. Lo dico per esperienza: un tennista cambia coach quando pensa che il rapporto con l’allenatore sia finito, quando non c’è più molto da dirsi, come con una moglie con cui non si va più d’accordo».
C’è chi si è sforzato di vedere già i primi effetti del lavoro con Vagnozzi a Dubai e in Coppa Davis a Bratislava. «Non sono d’accordo — è l’opinione di Nargiso —, io non ho visto cambiamenti particolari, riparliamone tra qualche mese. L’intenzione è diventare più aggressivo, ci stava lavorando già con Piatti. Vagnozzi lavora per implementare il tennis di Jannik, per renderlo più ricco, completo, totale. Nella sua testa Sinner è convinto di diventare numero uno del mondo, e fa bene: i veri campioni pensano in grandissimo».

https://www.corriere.it/sport/cards/sinner-contro-alcaraz-sfida-futuro-rivalita-due-teenager-piu-forti-tennis-mondiale-colpo-colpo-raggi-x/627-giorni-9-posizioni-differenza_last.shtml?refresh_ce

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